«Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati.»
(Gabriel García Márquez – L‘amore ai tempi del colera)

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Il passante

Nessuno dovrebbe attendere tanto a lungo l’amore che merita.
Eppure accade. Si aspetta finché l’attesa corrode, finché si impara a chiamare solitudine ciò che un tempo aveva il nome di speranza.
E quando l’amore arriva — se arriva — trova un cuore che ha smesso di crederci, ma che, in silenzio, ancora sanguina.

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La canzone del sole

“Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi…” cominciò a canticchiare mentre la guardava. Andava in quel locale solo per lei, si sedeva a un tavolo e, fingendo di leggere, la osservava mentre si muoveva con grazia tra i tavoli. Era un balsamo al cuore il suo sorriso, ma non aveva ancora osato rivolgerle la parola, magari solo per chiederle il nome. Fino a quel martedì.

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Asimmetria

A farle battere così forte il cuore non era il vino rosso che aveva appena assaggiato alla mostra di fotografia allestita nel vecchio magazzino riconvertito.
Era lui: Matteo.
Ventitreenne, una barba appena accennata, naso regolare, occhi scuri e quel modo imbarazzato di sistemarsi gli occhiali ogni volta che la guardava.
Lei, cinquantadue anni, insegnante di liceo, un matrimonio finito male, un figlio adolescente, con molte ferite non sempre rimarginate, si ritrovava a sorridere come non faceva da anni.
Non c’era niente di scandaloso nel parlare con uno studente di filosofia, eppure le sue mani tradivano uno stato d’agitazione inconsueto, mentre lui le chiedeva un consiglio sulla tesi ormai prossima e poi, senza pensarci troppo, anche il numero di telefono.

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Giocondo

Giocondo era un tecnico manutentore delle caldaie. Non era mai stato bello però con il passare del tempo, per pigrizia e ingordigia affettiva si era ingrassato tanto. Ingordigia affettiva, sì, perché aveva un vuoto d’amore dentro forte e mangiava tantissimo.
Il suo fisico si adattava ormai bene al suo nome, Giocondo, bello e tondo.
Ma quella mattina, la sua solita routine ebbe un cambio di lavoro e anche un cambio di vita, perché arrivò lei, la nuova segretaria…

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Primo incontro

Non era grassa, solo un po’ sovrappeso. Descrivendosi, però, aveva detto sempre la verità. Quasi. Non era stata troppo esplicita riguardo al suo naso. Intendiamoci, non che il suo naso avesse qualcosa di speciale, ma insomma, a lei non era mai piaciuto.  Comunque, la foto, scattata solo qualche anno prima, era assolutamente realistica.
Si domandava ancora perché avesse scelto di incontrare proprio lei.
In ogni caso ora era lì ad aspettarlo alla stazione centrale di Bologna.
E lui puntuale era arrivato: bello, alto, con degli splendidi occhi azzurri.

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Una storia antica

Lui lavorava la terra. Coltivava un campo di lino con grande passione e aveva imparato anche a filarlo con dita abili. Si conobbero alla fiera di un paese vicino. Lei era andata lì per comprare dei filati; era una sognatrice e tessere era il suo hobby, perché mentre le mani facevano andare il telaio i suoi pensieri tessevano un sogno che la accompagnava da un po’: trovare l’amore e sposarsi. Lui se la trovò davanti e si innamorò all’istante. Le chiese cosa avrebbe fatto col suo filo. “Calze e camicie; vorrei sposarmi” rispose lei. “Se vuoi ti sposo io” propose lui entusiasta. Solo in seguito notarono quanto fossero incompatibili: lui era un grillo e lei una formica.

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Il modo in cui lo skateboard era finito incastrato proprio sotto la ruota della sua bicicletta, in mezzo al caos dei banchi di Porta Portese, beh, quello sembrava un incidente un po’ troppo ben orchestrato per apparire accidentale. Il ragazzo in questione, con una capigliatura folta, riccia e rossiccia e il viso invaso dalle lentiggini, si alzó da terra: “Ehm, scusa” disse con la voce un po’ roca, mentre tentava di liberare la sua tavola da sotto la ruota.
Marco senti una strana corrente scorrergli lungo la schiena, non era l’imbarazzo, né la sorpresa, era qualcosa di più che gli stava dicendo: questo non è stato un banale incidente.

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Rapita

Gli avevano spiegato le regole che doveva seguire per tre giorni, poi quelli avrebbero certamente pagato il riscatto. Doveva sempre indossare la maschera prima di avvicinarsi, sempre. Non doveva parlare mai quando portava il vassoio con il mangiare e quando l’accompagnava al gabinetto. Però non gli avevano detto che la ragazza era carina, e anche molto dolce. Piangeva spesso, silenziosamente, senza chiedere niente, perché aveva capito la situazione e sapeva che non poteva fare nulla, doveva solo aspettare. Di notte, quando lei riusciva ad addormentarsi, la sentiva singhiozzare nel sonno, ma senza svegliarsi. La seconda notte a un certo punto si agitava, come se avesse dei brividi di freddo e lui si avvicinò al buio per coprirla con un plaid, anche se gli avevano detto di non farlo. Sentì un “grazie”, sommesso e gentile, che lo colpì e lo tenne sveglio tutta la notte. La mattina si avvicinò con il vassoio senza la maschera. E le parlò, e la sua voce era turbata, e lei stava ascoltando, stupita.

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Aveva deciso di non innamorarsi più, un giuramento firmato con le ferite degli anni.
Poi però la vita, con la sua imprevedibilità, gliela fece incontrare su un treno regionale, cancellando dieci anni di convinzioni.

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Amore spinoso

Questa è la storia di Giacinto e Beatrice, detta la coppia più felice.
Giacinto era bello proprio come il fiore di cui portava il nome. Alto, fisico aitante e atletico.
Beatrice, bionda e angelica proprio come la donna di Dante.
Il loro amore sbocciato a primavera sembrava una rosa senza spine. Ma le rose senza spine si sa, non esistono, e la loro storia d’amore era nata invece proprio tra i roveti spinosi.

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Il matrimonio

Traffico impazzito, tachicardia da film. Lascio l’auto, corro. Corro per impedirgli di dire sì. Manuel non può sposarla. Non dopo noi. Ho paura, sì, ma stavolta non fuggo. Il cuore in gola, la camicia sudata. Ricordo le sue risate, i nostri “inspira, respira”. La chiesa è lì. Entro, urlo. “Obietto!” Poi… un morto si alza. 

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Daisy

Vi ho mai parlato di Daisy?
No, non credo di averlo fatto, di certo per estremo riserbo.
Perché ne ho un ricordo così tenero da volerlo custodire intatto nel mio cuore.
Poi oggi ho rinvenuto una sua foto e allora…
E’ una di quelle storie adolescenziali pulite, nessun errore da giustificare, nessun retroscena da nascondere.
Era venuta a trascorrere le vacanze dai nonni qui in Italia: banale vero? 

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Mi trattenni in studio ancora un po’.
Avevo finito il mio lavoro quotidiano senza problemi, seguendo i miei tempi.
Ma qualcosa, un particolare in una delle ultime foto, mi aveva colpito, ridestando in me un vago ricordo.
Che ora stavo cercando di far riaffiorare nella sua intierezza.
Tenevo lo sguardo fisso sullo schermo del computer: sì, la ragazza bionda col costume rosso… non poteva che essere lei.  

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Due destini un amore

Un aereo sorvola una grande montagna. A guidarlo l’esperto pilota Stefano. Ha lasciato un amore lontano per una pausa di riflessione.  Si trova lì a volare tra le nuvole, ma all’ improvviso il suo aereo perde quota e precipita. Tutto diventa buio finché non si ritrova in un caldo letto, ferito e senza memoria. Una giovane donna si prende cura di lui. È  l’inizio di una bellissima conoscenza che si trasformerà in un amore travolgente.

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