Vita?

Luigi Flore luglio 2023

Che rottura di scatole! L’acqua non voleva saperne di scaldarsi e lui, nudo di fronte al box della doccia, aspettava invano un, è il caso di dirlo, tiepido accenno di miglioramento della situazione. Niente! Lo scaldabagno a gas era andato in blocco. E’ vero che essendo una casa al mare non si usava da un po’ di tempo, ma in genere in passato non aveva mai dato problemi. D’altra parte, tutto ciò che si rompe prima funzionava…

 Vabbè, cambio di programma. Si mise una tuta e andò a prendere la valigetta degli attrezzi.

Prese una torcia ed analizzò, secondo la sua consuetudine, il problema: osservò nello scaldabagno l’esistenza di un tubicino di vetro in cui passava l’acqua che era destinata ad essere riscaldata dal successivo passaggio attraverso la serpentina di rame che era esposta alle fiamme. C’era una pallina che spostandosi con il flusso dell’acqua, liberava l’ostacolo alla cellula infrarosso, comandando così l’accensione delle fiamme solo alla richiesta dell’acqua calda. 

 Ma la pallina non si muoveva, anzi era nella posizione in cui si dovevano accendere le fiamme. S’incuneò nell’angusto angolo in cui avevano montato il boiler ed avvicinò ulteriormente la torcia per fare luce: gli sembrò che il tubicino fosse sporco e si decise così ad avviare il faticoso iter di smontaggio del pezzo per operare la manutenzione. 

 Dopo una mezz’oretta riuscì finalmente smontare il pezzo e lo portò con sé in giardino per osservarlo alla luce del sole.

 Lo guardò in trasparenza e vide qualcosa che lo colpì: c’era un gamberetto che era incastrato nel tubicino. Ma come aveva fatto ad entrare, visto che nel tubo d’ingresso c’era una retina di filtro attraverso il quale sicuramente non avrebbe potuto passare, e dall’altra parte c’era la famosa pallina?

 E’ nato qui, pensò, l’uovo è potuto passare ed è nato qui! Ha trovato l’alimento nell’acqua ed è cresciuto qui. Infine, è morto qui. La deduzione pareva congruente. Quello che lo sorprese furono le riflessioni che ne nacquero.

 E’ una fortuna nascere. E’ una fortuna nascere? Provò una gran pena per quell’organismo che, pur supponendo di scarsa coscienza, aveva vissuto confinato in una prigione di vetro grande poco più di lui. Ed era vissuto, perché era cresciuto. Proiettò la situazione su se stesso per immedesimarsi: è come se mi avessero abbandonato in un ascensore da piccolo e vi fossi cresciuto ed infine morto.

 Provò una grande tenerezza per quello che, comunque, era stata una vita. Svuotò con un cacciavite il tubicino spolpando il gamberetto e liberando la pallina, rimontò il tutto e collaudò lo scaldabagno. Funziona! Si avvicinò al box della doccia e rimase un attimo a guardarlo con una strana faccia: aveva perso mezza mattinata per colpa di uno stupido gamberetto, ma non provava rabbia. 

Comunque, almeno di quel gamberetto ora c’è traccia in un ricordo, anche in questo racconto, nonostante che sicuramente non abbia fatto nulla di eccezionale per essere ricordato. Chissà invece quante vite scorrono senza che nessuno se ne accorga…

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