Vecchie storie passate
Amedeo Rollo, novembre 2024
Si dice che ogni cicatrice racconti una storia, ma quella che segnava il braccio sinistro di Guido era avvolta nel mistero.
Guido era il rampollo dei marchesi di Castelvecchio e abitava in un palazzo ricco di suppellettili antichi e quadri alle pareti che, per lo più, raffiguravano gli avi della casata. Era una cicatrice sottile, perfettamente dritta, lunga oltre 20 centimetri e correva dal polso fin quasi al gomito, come una riga tracciata con estrema precisione. Non aveva i bordi frastagliati di un taglio accidentale, né il colore sbiadito di una vecchia ferita, era come se fosse stata incisa dal bisturi di un chirurgo. Era di un rosa brillante, luminoso. Era comparsa all’improvviso, al risveglio e Guido non ricordava affatto come se la fosse procurata. Un’apparizione senza spiegazioni. “Forse nel letto è finito il vecchio rasoio del nonno? Ma le lenzuola non presentano tagli né tanto meno c’è traccia di sangue” aveva pensato. Ma più osservava quel segno, più si sentiva certo che non fosse un semplice taglio.
C’era qualcosa di inspiegabilmente familiare in quella linea, ma che cosa?
Con il passare dei giorni, la cicatrice cominciò a causargli strani sintomi. A volte sentiva un lieve formicolio che si propagava lungo il braccio e, di tanto in tanto, un dolore acuto, come se qualcosa si agitasse sotto la pelle.
I medici non sapevano spiegare quel fenomeno: i nervi e i tessuti erano in buona salute, e non c’era alcun segno di infezione . “Forse una reazione dovuta allo stress”, suggerì il dermatologo. (I dermatologi quando non sanno dare una spiegazione danno sempre la colpa allo stress! n.d.a.)
Poi, quel giorno mentre pranzava, gli venne in mente il quadro di un suo avo appeso alla parete di una stanza semibuia che dava sul retro del palazzo. Il dipinto raffigurava il Cavaliere Alberigo di Albimonte, così riportava l’indicazione apposta alla cornice, un antenato vissuto nel ‘600. Un uomo seduto, vestito in uno stile tipico dell’epoca barocca. Con le braccia scoperte con indosso una camicia aperta sul petto così da mostrare alcune cicatrice che suggerivano un passato di duelli.
Aiutandosi con la luce di una torcia, Guido cominciò ad esaminare il dipinto: una cicatrice lungo il braccio sinistro era ben riconoscibile, una cicatrice identica in tutto e per tutto a quella che era comparsa sul suo braccio. Quella scoperta lo inquietò molto, non riusciva a darsi una spiegazione a quella straordinaria corrispondenza. Era una ferita o un marchio? E mentre rimuginava su quella somiglianza gli vennero in mente i sogni che da qualche tempo affollavano le sue notti: sognava di luoghi dove non era mai stato, strade, piazze, fiumi, ma che riconosceva benissimo; volti di donne e uomini sconosciuti ma che sentiva familiari. Ricordava di aver sognato un duello in cui rimase ferito, tanto gli sembrò vera quest’ultima visione che si risvegliò sobbalzando nel letto. Da quel momento, cominciò a pensare alla cicatrice come se fosse una sorta di porta verso vecchie storie passate, storie di ricordi che non gli appartenevano.
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