Un triste addio
Caterina Traina, agosto 2025

Lucio aprì l’armadietto del bagno; i suoi occhi brillavano nel vedere tutti quei medicinali. Pasticche di ogni forma e colore, flaconi, tubetti, spray nasali, antidolorifici. Non ricordava di avere tutte quelle medicine; forse qualcuna era pure scaduta. Lucio era ipocondriaco, e ogni piccolo malessere diventava una malattia grave. Quella sera aveva toccato il fondo su tutti i fronti. La mattina aveva litigato con i colleghi per questioni di lavoro e, per questo, fu licenziato. In più, la sua ragazza lo aveva lasciato con un SMS freddo. Trascinava da tempo un rapporto di alti e bassi, e ora era arrivato al capolinea. La testa gli scoppiava e i ricordi vissuti con Maria, così si chiamava la sua ragazza, non facevano che renderlo triste e depresso. Ripensava a quando si divertiva con lei e quanto si sentiva felice. Stavano insieme da dieci anni e avevano pensato più volte al matrimonio; ora era finito tutto. Non poteva crederci.
In un momento di crisi, prese una manciata di pasticche di vario genere e se le ingurgitò con il drink che si versò nel salotto. Poi andò di nuovo in bagno e si fece la barba perché si voleva rendere presentabile. Si vestì come se dovesse andare a un matrimonio e si sdraiò sul letto, aspettando di morire. Il telefono squillò e, dalla segreteria, si sentì una voce femminile che diceva: “Lucio, perdonami, io ti amo.” Quando sentì al telefono la voce di Maria, cercò di alzarsi e chiamare il 118, ma non riuscì a sollevarsi. I suoi occhi andarono all’indietro, e dalla bocca gli uscì della schiuma; il corpo fu preso dagli spasmi e infine si irrigidì, esalando l’ultimo respiro. Ormai giaceva inerme sul letto; non avrebbe più sofferto per amore.
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