Zoe
Giuseppe Pugliese, giugno 2025

È l’inizio dell’estate.
Anzi, a voler essere precisi, manca ancora giusto una settimana.
Ma sono tutti pronti. Le spiagge ripulite per benino, sdraio ed ombrelloni ben allineati, bagnini e baristi che non risentono ancora delle fatiche del lavoro pressante e continuativo che dovranno affrontare e sono gentili; si fermano volentieri a scambiare due chiacchiere con te.
È un tempo lungo, con le giornate che già solo tra un po’ cominceranno a decrescere, ma non è ancora assolutamente occasione per rimpianti. Sta cominciando la bella stagione. Che ci sarà pure un buon motivo se viene definita così. È il momento del riposo e della “vacanza”, nel senso di lasciare vacante, vuoto e disponibile, lo spazio delle proprie preoccupazioni a qualcun altro. Ci si augura di poter trarre giovamento da qualche passeggiata, da qualche bella giornata di sole di fronte a un panorama invitante.
Zoe, dall’alto della sua veneranda età (beh dai… non così veneranda…), osserva il tutto con distacco e si limita a partecipare a questi riti estivi il minimo indispensabile. È già un paio d’anni che torna qui giusto a giugno perché a luglio e agosto c’è troppo caldo, troppa confusione, troppa cafonaggine. Parla del più e del meno con i negozianti che la riconoscono come villeggiante storica e affezionata e pertanto partecipe delle vicende del luogo e si aprono con lei discutendo dei pregi (pochi) e dei difetti (tanti) che pervadono l’isola.
Quest’anno per esempio sembra tutto ben pulito e curato, ma il traffico invece è impazzito ancora di più.
Zoe non tollera il rumore. Purtroppo casa sua affaccia su una delle strade più chiassose del posto, una cosa insopportabile per lei che da Roma, appena pensionata, si è trasferita in una campagna dell’agro pontino, anonima quanto si vuole, ma almeno quieta e silenziosa.
“Eh… piacerebbe anche a me” le confessa la proprietaria del negozio “ma sa… i figli, i nipoti, come si fa?”
“Io ne ho tre signora e due nipoti. E sono sparsi in tutta Italia. Per me è stato certamente più facile dare un taglio alla mia vecchia vita. Quando vogliono vengono a trovarmi e a quel punto una località vale l’altra. Forse il milanese ad agosto si farà vivo pure qui, ma chissà… la casa è in perfetto ordine, e a loro farebbe solo bene un po’ di mare, sono sempre bianchi bianchi” ribatte Zoe con un punta di amarezza.
Io ascolto e intervengo solo per dirle che anche io preferisco venire nei periodi morti e che quando sono qui, dopo uno slancio iniziale, mi ritrovo a non fare nulla, a pianificare opere il meno possibile, a sorvolare e rimandare.
E concordiamo che in effetti facciamo così per poi avere un buon motivo per ritornare, sebbene a volte finiamo con l’inventarcene anche uno in realtà solo futile. Qui siamo cresciuti, qui è trascorsa una buona parte della nostra adolescenza. Quando tutto era più semplice, ci pareva più facile e le prospettive future erano buone, incoraggianti. Qui risiede, in definitiva, un pezzo grosso del nostro cuore, una parte significativa che non siamo disposti ad abbandonare.
Poi in negozio entra altra gente, palesemente turisti, cui rivolgiamo sguardi insofferenti.
La conversazione tra noi prima langue e poi muore così, naturalmente. Ci scambiano saluti cortesi, tanto vuoi che non ci si riveda qui?
Dal fruttivendolo o al minimarket, oppure semplicemente passeggiando al porto. Intanto io in strada riconosco sempre meno volti rispetto anche ad un recente passato e il motivo è chiaro data l’età e gli acciacchi che avanzano per tutti, me per primo.
Cerco di non intristirmi. Mi siedo su una panchina ad aspettare il bus. Il sole è velato ma fa caldo, con una piacevole refola di vento che soffia ad intervalli regolari. E decido di vincere la pigrizia e di andarlo a fare un tuffo.
Combatterò così la mia scarsa propensione alla vita di mare.
Indosserò il costume nuovo che ho comprato lo scorso anno solo a settembre in saldi e non ho mai messo sinora.
O forse no e ripiegherò su un usato sicuro che tanto e purtroppo la pancia prominente la si nota lo stesso.
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