Un amore spinoso

Rita Dell’Arso, luglio 2025

Questa è la storia di Giacinto e Beatrice, detta la coppia più felice.
Giacinto era bello proprio come il fiore di cui portava il nome. Alto, fisico aitante e atletico.
Beatrice, bionda e angelica proprio come la donna di Dante.
Il loro amore sbocciato a primavera sembrava una rosa senza spine. Ma le rose senza spine si sa, non esistono, e la loro storia d’amore era nata invece proprio tra i roveti spinosi.
Giacinto era di origine povera e di un paese diverso da quello di Beatrice. Aveva trovato lavoro come bracciante presso la masseria dei genitori di Beatrice, la masseria “Grano d’oro del Salento”. E quella masseria non era l’unica proprietà dei genitori di Beatrice, genitori quindi agiati, anzi più che agiati.
Beatrice aveva i capelli biondi come il grano, un viso angelico che avrebbe ispirato non solo Dante, ma tutti i poeti.
Si conobbero durante la raccolta delle more, però. Giacinto era stato incaricato di raccogliere more per le confetture da preparare e vendere a km zero, come si usa dire adesso. E mentre raccoglieva tra i rovi le more la vide arrivare.
Bionda, fisico bestiale, bellissima. Arrivava a cavallo, un cavallo che aveva un’andatura veloce, forse un po’ troppo veloce. Talmente veloce, che Beatrice cadde dal cavallo finendo fra i rovi e le spine.
E a soccorrerla, ci fu lui, Giacinto. Fu un colpo di fulmine nato fra i rovi spinosi delle more.
Da quel giorno Giacinto e Beatrice non si staccarono più. La notizia del loro amore giunse alle orecchie del padre, padre non tanto contento di sapere che la figlia fosse innamorata del bracciante.
Iniziarono così mille contrasti, Beatrice veniva controllata nelle sue uscite e Giacinto guardato a vista durante il lavoro.
E così il loro amore sembrava fosse diventato solo platonico, fatto di sguardi di sfuggita e di palpiti d’amore ad ogni sguardo e negati davanti ai genitori di Beatrice.
Bisognava fare qualcosa, Beatrice iniziava a struggersi per la mancata relazione fisica con Giacinto.
Giacinto lo era altrettanto, oltretutto essendo di origine povera non sapeva scrivere molto bene e i suoi bigliettini nascosti inviati a Beatrice con mezzi traversi erano degli strafalcioni di ortografia, che a Beatrice, comunque, facevano sorridere e amarlo ancora di più.
Riuscirono fra bigliettini e disegni criptici, simboli a trovare una strategia per incontrarsi. Aspettavano la notte, il pieno sonno del padre e della madre, per incontrarsi nella stalla, con la complicità della cameriera.
Ma una notte ci fu un grosso temporale che con un fulmine colpì la stalla, i due non sapevano dove scappare per salvarsi e non farsi scoprire. Si ricordarono dei rovi spinosi dove si erano incontrati, così fuggirono verso quella direzione sotto la pioggia forte, i tuoni e i fulmini. Approfittarono del momento di disperazione del padre per aver perso gli animali della stalla, per fuggire.
Telefonarono alla masseria del padre dopo un mese dalla fuga, quando il papà di Beatrice aveva già denunciato il tutto ai carabinieri, essere andato a “Chi l’ha visto” supplicando la figlia di tornare e che avrebbe accettato il loro amore, pur di riavere la figlia a casa.
E così Giacinto e Beatrice tornarono a casa, con la condizione che si sarebbero sposati. Giacinto e Beatrice, la coppia più felice….

Immagine di Freepik

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