La fossa

Cristina, febbraio 2024

Quando riuscì ad aprire gli occhi era buio e un odore di terra umida e foglie saturava l’aria. La testa le doleva e la lingua era impastata da un sapore aspro di sangue rappreso. Mosse lentamente il braccio sinistro andando a urtare contro una parete dura e fredda di terra, che sembrava innalzarsi sopra di lei. Non poteva muovere l’altro braccio e folate di aria gelida la investivano da destra procurandole tremori intermittenti. Intorno incombeva un silenzio spettrale, interrotto di tanto in tanto dal rumore lontano di macchine in movimento.  

Mentre lentamente tornava in sé, ricordò tutto. Il viaggio in macchina con Saverio, le offese, le urla e lo sguardo da spiritato. Lo spintone violento contro lo sportello le aveva fatto male. Saverio aveva fermato la macchina, era sceso e l’aveva tirata fuori prendendola per i capelli. Al primo pugno era caduta a terra e lui, nonostante le preghiere, aveva continuato a colpirla, togliendole il respiro. Doveva averla gettata in quella fossa quando era priva di conoscenza.  

   L’amore per Saverio era nato dal primo momento che lo aveva incontrato: alto, forte, con occhi di brace e riccioli spettinati che gli ricadevano sulla fronte. Era pieno di passione e, quando era di buonumore, era pura felicità. I momenti che preferiva erano quelli in cui si fermava anche di notte e raccontava della stupidità della moglie, dei marmocchi insopportabili e del lavoro duro e ripetitivo. Lei lo consolava, lo stringeva al grosso seno e gli faceva dimenticare le avversità della vita. Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse stato per la sua incontenibile gelosia. Saverio le aveva proibito di incontrare altri uomini e lei aveva ubbidito, ma bastava poco – una parola, uno sguardo – per scatenare la sua rabbia incontrollata. In quei casi i loro incontri si concludevano a suon di botte e occhi gonfi, e da un po’ capitava sempre più spesso.

   La furia di quella notte era scoppiata dalla scoperta di un incontro casuale con un suo ex cliente, un uomo perbene con cui si era fermata a parlare perché si sentiva sola e triste. Riconosceva di aver sbagliato e non l’avrebbe più rivisto, ma Saverio aveva esagerato nel gettarla in quella fossa. Glielo avrebbe detto ed era certa che lui avrebbe capito.

   Provò a muoversi ma sembrava che una mano invisibile la tenesse inchiodata in quel lurido posto e ogni tentativo non faceva che accrescere il dolore. Lacrime calde cominciarono a scenderle sul volto mentre sentiva un rantolo sordo salirle dalla gola.

Ad un tratto udì un rumore di passi e fu certa che Saverio fosse tornato per tirarla fuori di lì. Le labbra si contorsero in una sorta di sorriso nello stesso istante in cui la prima palata di terra la investì.

Scultura di Antony Gormley. Foto scattata da Monica Masdea in occasione della mostra “Pompei e Santorini” presso le Scuderie del Quirinale – Roma (ottobre 2020)

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