Desmond
Giuseppe Pugliese, aprile 2025

Desmond sorrise. Anche se aveva altro per la testa la sua innata cortesia non poté impedirgli di farlo.
Del resto costava così poco essere gentili col prossimo. E quella donna anziana, quella signora ben curata, sembrava così sola. Parlava dei figli, dei suoi “ragazzi” con aria trasognata, ma Desmond si era subito chiesto da quanto tempo, troppo di sicuro, non li vedesse.
Era tipico delle persone di una certa età attaccar bottone con chiunque e raccontare un sacco di fole per eludere la propria solitudine. “E ‘ che hanno troppo tempo a disposizione” si disse “e nessuno con cui condividerlo. Nessun nipotino da accudire, forse giusto un gatto da sfamare: forse”.
Ma in verità, per quel che ne sapeva lui, avrebbe potuto benissimo avere un marito, un maturo compagno o una sorella… Boh… qualcuno insomma con cui dividere l’appartamento e avere, in fondo, anche un filo di vita in comune. Eppure non sembrava. E nel mentre quella era già passata a raccontargli delle sue piante e di quanta cura ed attenzione avesse per loro. No, a questo punto era chiaro che non c’era nemmeno il gatto.
Desmond segnalò in tempo la sua fermata e se la ritrovò accanto all’apertura delle porte. “Scende anche lei qui?” chiese educatamente “Che fortunata combinazione” aggiunse e la aiutò galantemente ad attraversare la strada. Salutò e si incamminò verso casa.
Un’oretta dopo, già dimentico dell’accaduto, scese per andare a comprarsi una pizza: era stanco e non aveva alcuna voglia non tanto di cucinare, quanto piuttosto del dover rigovernare dopo.
E la vide. Seduta compunta alla fermata del bus. Guardò l’orologio: a quell’ora ormai le corse erano bel che terminate e per il notturno, che del resto avrebbe sconsigliato a chiunque, ci sarebbe stato un bel po’ da aspettare. Quel quartiere non era dei peggiori, ma una donna tutta sola… lasciarla lì così, ignorarla, non era da lui. Il suo vecchio spirito da boy scout prevalse ancora una volta. Le si avvicinò e le chiese “Signora cara, vuole un passaggio?” Pronto, seppur malvolentieri, a prendere la sua macchina dal garage e ad accompagnarla. Sulle prime lei non lo riconobbe poi dispiegò un sorriso e stringendosi nelle spalle rispose docilmente “Si grazie. Ho sbagliato direzione del bus, mi capita sa, la mia testa a volte non mi aiuta più …”. “Non si preoccupi tanto sono di strada” le disse lui per non mortificarla.
Accomodatasi in auto percepì distintamente un gorgoglio provenire dallo stomaco della donna e automaticamente anche il suo gli fece capire di avere le stesse pressanti esigenze. “Senta” pronunziò d’impeto ” perché non mi fa compagnia e ci mangiamo una bella pizza insieme?” “Che pensiero carino” gli rispose lei ” accetto volentieri, grazie”.
Si diresse pertanto ad una pizzeria lì vicino. Parcheggiò ed entrarono. Per tutta la durata della cena lei chiacchierò a ruota libera, saltando da un argomento all’altro e lui fu amabile. Risaliti in macchina il suo atteggiamento mutò istantaneamente; la lucidità l’aveva nuovamente abbandonata.
Lui girò in tondo più e più volte nel tentativo di capire dove realmente abitasse.
A mezzanotte e un quarto, stanco morto, stufo marcio la fece scendere lì, sulla Casilina.
E lungo il tragitto di ritorno non mancò di chiedersi se in effetti non fosse il caso di tornare indietro a riprenderla.
Per decidere di no.
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