Anche questa notte

Giuseppe Pugliese, aprile 2025

E’ entrato il più silenziosamente possibile, buon ultimo.
Si è avvicinato lentamente all’unica faccia amica in mezzo a tutti quei conoscenti ed è scivolato nel banco al suo fianco.
Poi ha provato ad immergersi nella funzione.
Ci va tutte le sere, più per vecchia consuetudine che per reale convinzione.
Ci accompagnava lei ed allora aveva un senso.
A braccetto. L’unica loro vera passeggiata quotidiana. A parte il sabato al mercato.
Comunque gli è sempre parso tutto piuttosto tetro.
Quella perfezione continuamente sbandierata dall’alto quando dovrebbero essere gli altri a giudicare.
L’incombente minaccia di inferi mentre spesso l’inferno è già qui in Terra. Basta ascoltare un telegiornale qualunque e vedere immagini di guerre, migranti spauriti ed assassini.
E quale giustizia, quale bellezza regnano sugli uomini?
Più che altro sopportiamo ignobili schifezze giorno dopo giorno.
Cerca di distogliere questi cattivi pensieri dalla sua mente, ma è sempre più insofferente nei confronti della vita.
Infastidito dalle parole vuote che sente pronunciare da quell’altare. Anche se ad alta voce non lo ammetterebbe mai.
Partecipa distrattamente al rito. Muove le labbra a stento, non come il suo amico che recita salmi e canta con voce stentorea.
Oggi non fa neppure la comunione. Dovrebbe essere pentito e chiedere perdono, ma non si sente di farlo. Non adesso. Anche se forse dopo potrebbe essere troppo tardi.
Certe scorie andrebbero rimosse in fretta. Prima che danneggino i tessuti sani, che si espandano e che formino un cancro difficile da rimuovere.
Amen.
E si può dire che anche oggi è andata.
China devotamente il capo ed esce all’aria aperta. 
Respira a pieni polmoni.
L’amico suo, vedovo anch’esso, lo abbraccia calorosamente e si scambiano qualche banalità.
Fanno qualche passo insieme verso casa, poi l’altro devia e lui resta solo.
Coi suoi pensieri, con in tasca il biglietto in cui ha annotato due sciocchezze da comprare dal fruttivendolo. Come se potesse dimenticarsene. Come se avesse altro su cui riflettere, a cui dedicarsi.
I figli si fanno vivi più per che altro per telefono. I nipoti finché erano piccolini andavano spesso a trovarli, ma ora…
Poi lui lo sa di essere un tipo misogino e noioso. Oltre due chiacchiere sulla Fiore e sulla scuola non hanno grandi cose da dirsi.
Era lei che aveva sempre qualche aneddoto da raccontare, qualche dolcetto da offrire, qualche parola buona da dispensare.
Ora si preparerà la solita minestrina.
E si cambierà d’abito come voleva lei, affinché non li sporcasse durante il desinare.
Ma i suoi vestiti ormai sono sempre quelli, sempre più dimessi. Proprio come lui.
Da quanto tempo non si compra una camicia nuova?
Giusto un pigiama perché quello di prima che era tanto comodo, avendo sbagliato candeggio, si era sbiadito tutto in un colpo.
E poi dei calzini che quelli vecchi erano diventati tutto un buco. 
Avrebbe anche potuto provare a rammendarli. Ma a che pro?
Facciamo girare un po’ l’economia si era detto quasi ridacchiando con se stesso. Che se tutti facevano come lui i negozi avrebbero già tirato giù le serrande.
Ma mica per tircheria. Per mancanza di desiderio.
Dopo aver rigovernato quei pochi piatti si siede sul divano davanti alla tivù.
Ma neanche l’accende. Cosa sarà mai cambiato dalle 17 a questa parte?
E resta lì. Davanti al televisore spento con la luce che man mano si affievolisce e lo lascia al buio.
Sarà complicato. Far passare anche questa notte.  

Immagine di Freepik

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